Gli immobili vengono messi all'asta affinché dalla vendita si possa ottenere una cifra che consenta di ripagare, totalmente o parzialmente, un debito o i debiti accumulati. Essendo legata a una situazione di difficoltà finanziaria, la vendita risulta quindi inaccessibile allo stesso proprietario, il quale è sottoposto ad una procedura esecutiva. Riacquistare l'immobile è, dunque, impossibile, a meno di ulteriori azioni volte a salvare il bene prima della vendita: si può, dunque, ricomprare la propria casa all’asta? Quali sono le opzioni a disposizione dei debitori per salvare il bene?
Dopo aver ricevuto un atto di pignoramento, e quindi con l’avvio di una procedura esecutiva, molti si chiedono come ricomprare la propria casa all'asta, nella speranza di poter salvare il bene e mantenerne il pieno possesso. In realtà la legge italiana è molto chiara su questo punto e non concede al debitore la possibilità di ricomprare la propria casa nell'asta giudiziaria. Questo principio è fondato su tre ragioni chiare e comprensibili.
In primo luogo, fino a quando l'asta giudiziaria non si conclude con il decreto di trasferimento a un acquirente esterno, la proprietà dell'immobile rimane nelle mani del debitore, di conseguenza lo stesso non può partecipare all'asta in cui il bene in vendita è già di sua proprietà.
Inoltre, un eventuale tentativo di riacquistare l'immobile andrebbe a ledere i diritti del creditore, che dalla vendita dovrà ottenere una cifra in grado di ripagare, almeno in parte, il debito.
Ed ancora se il debitore avesse avuto la possibilità di poter riacquistare la propria casa, con ogni probabilità aveva le capacità economiche per evitare la procedura esecutiva.
Che il debitore non possa partecipare all'asta giudiziaria avente per oggetto il bene pignorato è abbastanza palese, tuttavia, per il resto, la legge non impone particolari divieti all'invio di offerte dopo l'apertura della vendita. Tutti i soggetti interessati, quindi, possono decidere di partecipare all'asta seguendo le modalità previste dal bando e tentare di acquisire il bene con un'offerta congrua.
Addirittura anche parenti o amici del debitore potrebbero prendere parte alla procedura in maniera del tutto legale, a patto però di agire esclusivamente nei propri interessi e senza influenza diretta del debitore e di non appartenere allo stesso nucleo familiare del debitore, questo perché lo stesso potrebbe continuare a usufruire del bene seppur non in qualità di proprietario.
Al debitore non restano dunque molte strade per mantenere la proprietà del bene, se non quella di provare a bloccare o sospendere l'asta a seguito di una nuova trattativa con i creditori che punti a risolvere la questione in maniera differente. Seguendo la legge 3/2012 (cosiddetta legge salvasuicidi), che mira ad aiutare i debitori che in buona fede si trovano in una situazione di palese difficoltà economica, con la possibilità di avviare una procedura di sovraindebitamento che può concludersi anche con una esdebotazione, è infatti possibile cercare un punto d'incontro con i creditori, per i quali potrebbe essere più vantaggioso avviare la ristrutturazione del debito anziché attendere la chiusura dell'asta.
Un'ultima possibilità per mantenere la proprietà del bene è, infine, il ritiro dello stesso dalla procedura d'asta, che il giudice può stabilire se dopo diverse convocazioni e vari ribassi l'immobile resta invenduto. Per ogni asta deserta, infatti, il prezzo viene ribassato generalmente del 25%, così da incentivare i potenziali acquirenti a inviare un'offerta. Un'eccessiva svalutazione potrebbe però rendere inutile la vendita ai fini della copertura del debito e spingere i creditori a richiedere il pignoramento di redditi o altri beni del debitore.
In questi casi, l'immobile resta nelle mani del debitore, che ne scongiura così la vendita pur rimanendo - salvo altri accordi - ancora esposto nei confronti dei propri creditori.
Ricomprare la propria casa all'asta è dunque un'opzione non praticabile: il debitore può solo sperare che nessuno acquisti la sua casa o, in caso di altri eventi favorevoli, di riuscire a coprire diversamente il debito trovando un accordo con i creditori, che liberi l'immobile soddisfacendo tutti i soggetti interessati.
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